Consiglio di Stato su pianta organica: “Pianificazione sedi resta indispensabile”

Una recente ordinanza del Consiglio di Stato sembra contraddire la tesi dell’eliminazione della pianta organica sostenuta dal Governo dopo il “Cresci Italia”. “Il nuovo quadro normativo non appare prescindere da un momento di pianificazione, a livello pubblicistico, dell’organica distribuzione sul territorio delle sedi delle farmacie” (leggi su quotidianosanita.it)

Concorso straordinario:fiscalità diretta e nuove sedi farmaceutiche

Con l’apertura del Concorso straordinario occorre porre qualche riflessione sulle opportunità e sulle problematiche (anche di natura fiscale) che un’eventuale assegnazione comporta.
Chi aspira alla titolarità di nuove sedi farmaceutiche partecipando ai concorsi straordinari vive un periodo di speranza, seppur con sentimenti di incertezza ed apprensione per il futuro. È sufficiente informarsi per rendersi conto di quanti problemi e questioni irrisolte vi siano in merito ai concorsi. È altrettanto evidente che troveranno soddisfazione le aspettative di molti farmacisti. Benché l’attenzione dei candidati sia perlopiù rivolta al punteggio, da consulenti ci preoccupiamo di suggerire un’attenta ed ampia riflessione su tutto ciò che succederà una volta stilate le graduatorie definitive. La valutazione del possesso dei requisiti per la partecipazione, la possibilità e l’opportunità di partecipare al concorso in associazione con altri definendo regole di base, la valutazione delle possibili sedi alla luce di aspettative e necessità economiche, sono solo una minima parte dei temi che occorre affrontare per limitare il rischio di veder trasformata una buona opportunità in un problema. La crisi economica non ha risparmiato la farmacia e un settore in fase di radicale cambiamento: la sfida che attende “vecchi” e “nuovi” titolari si annuncia epocale. Lo scopo delle poche righe che seguono è di sensibilizzare i candidati ad una prima riflessione sulla fiscalità della farmacia, in particolare sulle imposte dirette che colpiscono la ricchezza prodotta dal contribuente-imprenditore-farmacista. Le farmacie private, imprese individuali e società di persone, sono interessate dall’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) con le relative addizionali e dall’Irap (imposta regionale sulle attività produttive). L’Irpef, disciplinata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi, DPR 917/86, si applica assoggettando ad aliquota progressiva l’imponibile, cioè la somma di tutti i redditi prodotti nell’anno dal contribuente – ivi compresi quelli della farmacia – diminuiti degli oneri deducibili (es. contributo soggettivo ENPAF).  Il reddito della farmacia, da indicare nella dichiarazione dei redditi del titolare, è determinato apportando all’utile risultante dal bilancio d’esercizio le variazioni previste dal DPR 917/86.  Se la farmacia è gestita in forma societaria o di impresa familiare, il soggetto passivo dell’Irpef non è la società, ma ciascun socio, pro quota, per trasparenza. È fondamentale tener presente che l’utile risultante dal bilancio della farmacia è lordo dell’Irpef e dei contributi soggettivi ENPAF in quanto entrambi hanno carattere personale. L’Irpef si paga indipendentemente dalla percezione dell’utile. Capiterà, ad esempio, di dover destinare parte dell’utile al rimborso del finanziamento ottenuto per l’impianto iniziale dell’attività. Non si confonda dunque l’utile di bilancio con la ricchezza spendibile: sarebbe un grave errore. L’Irap è disciplinata dal d.lgs. 446/97; l’imposta si determina in misura proporzionale – con un procedimento complesso e ricco d’eccezioni – ed ha come base imponibile il valore della produzione netto, aumentato di alcuni costi (primo fra tutti il costo del personale).  Se la farmacia è gestita in forma societaria l’Irap è dovuta dalla società e non dai soci. L’incidenza delle imposte dirette è molto variabile, influenzata dal risultato economico e, nel caso dell’Irpef, dall’esistenza di altri redditi, oneri deducibili e detraibili in capo al singolo contribuente. Attenzione alle scadenze e al meccanismo dei saldi e degli acconti: se nel primo anno di attività non si pagheranno imposte, è probabile che nell’anno successivo si debbano pagare tutte quelle dell’anno passato oltre a considerevoli acconti sulle imposte dell’anno in corso. In un caso simile occorre la disponibilità di un’adeguata provvista di denaro. Quante tasse si dovranno pagare? Mai troppo poche, spesso troppe. La domanda potrà trovare una risposta solo con l’aiuto del consulente di fiducia. Il tema è fondamentale e, per quanto complesso, deve essere affrontato il prima possibile in sede di pianificazione.
Da FARMACISTA 33:

Avanti, ma con prudenza: dieci regole per affrontare consapevolmente il concorso straordinario.

Da alcune settimane riceviamo di continuo richieste di farmacisti aspiranti titolari in cerca di consigli per il buon esito della partecipazione al concorso straordinario. 

Formule magiche non ne conosciamo, ma nell’interesse dei nostri interlocutori riteniamo che un invito alla prudenza sia un ottimo punto dal quale iniziare ogni ragionamento.
Il massimo che ci è dunque possibile fare, da modesti conoscitori dell’azienda farmacia e del sistema economico del quale essa fa parte, è suggerire un’attenta analisi di ogni questione utile a limitare il rischio di veder trasformata una buona opportunità in un (grave) problema.
Riteniamo che l’aspirante candidato possa trarre vantaggio dal seguire un iter logico simile a quello che proponiamo di seguito.
A prescindere dalla ricerca del “miglior punteggio”, prima di affrontare il concorso bisognerebbe quantomeno:
1. accertarsi di essere in possesso dei requisiti per l’ammissione;
2. stabilire che non vi saranno incompatibilità al momento dell’assegnazione della farmacia (ad esempio: età, rapporti di lavoro, ecc.);
3. verificare con l’aiuto di un patronato od un consulente previdenziale la propria posizione contributiva;
4. definire, anche alla luce della propria attuale situazione reddituale, le aspettative economiche e/o necessità presenti e future valutandone la compatibilità con un budget realistico dell’attività che si intende intraprendere. A tal fine occorre prevedere con buona approssimazione la necessità di investimento ed eventualmente di indebitamento iniziale;
5. analizzare le sedi disponibili cercando di raccogliere quanti più elementi sia possibile, ma considerando che è improbabile riuscire ad inquadrare correttamente la potenziale redditività di ogni sede “interessante” poiché sono molte le variabili in gioco;
6. non cadere nell’errore di ritenere la farmacia sempre ed a tutti i costi un’attività “ricca” poiché in molti casi, purtroppo, non è così.
Ulteriormente, se si intende partecipare in forma associata:
7. cercare di limitare il numero degli associati sia per ragioni economiche che organizzative, tenendo presente che la gestione dovrà essere fatta “su base paritaria”;
8. definire possibilmente accordi contrattuali tra i partecipanti in forma associata per evitare di incorrere in incomprensioni ed eventualmente danneggiarsi reciprocamente;
9. prestabilire le regole statutarie della futura società;
10. tenere presente che in caso di partecipazione associata il vincolo decennale potrebbe condizionare una prudente valutazione di tutti i punti precedenti.
Ogni situazione deve essere analizzata tenendo conto di fattori ambientali (es.: territorio, popolazione, concorrenza, ricorsi già pendenti che possano in qualche modo influenzare l’assegnazione della sede, ecc.) e personali dei candidati (situazione reddituale e patrimoniale, età, impegni famigliari, disponibilità a trasferimenti, ecc.)
É consigliabile evitare associazioni tra sconosciuti o semi-conosciuti o tra individui dei quali alcuni intendano apportare solo “punteggio” e null’altro. É più che opportuno, se non addirittura necessario, considerare un apporto paritario di lavoro degli associati/soci in correlazione con la paritaria suddivisione dell’utile, del patrimonio sociale e dell’onere della gestione congiunta.
Purtroppo tutto ciò non è sufficiente, specialmente alla luce di una normativa “straordinaria” confusa e non adeguatamente coordinata con l’impianto normativo “ordinario”. Il timore è che molte delle incertezze normative si risolveranno prima o poi in questioni che finiranno nelle aule di qualche tribunale.
Si tenga infine presente che mediamente la redditività della farmacia è da alcuni anni in fase di declino. Tale declino non si arresterà a breve e l’aumento della numerosità delle farmacie territoriali non potrà che accrescere le difficoltà di quelle già oggi esistenti e limitare in partenza le possibilità di quelle appena istituite.
Affinché la farmacia sia un’attività sostenibile, i “nuovi” così come i “vecchi” titolari dovranno mettere in campo impegno, dedizione, doti professionali e capacità imprenditoriali non comuni.
Pensiamo che farmacie ben posizionate e oculatamente gestite potranno ancora offrire la giusta soddisfazione ai loro titolari.
In buona sostanza ci pare corretto far osservare che il concorso può essere un’ottima opportunità, ma non sempre.

Studio Furlotti Del Bue